Contagio in azienda: quali i rischi?

La pandemia che stiamo vivendo, oltre che minacciare il sistema sanitario, ha colpito duramente le imprese paralizzando il sistema economico e produttivo.
Il tessuto imprenditoriale Umbro è pronto a ripartire ma impaurito anche dalle responsabilità nella fase di adeguamento sanitario per prevenire il contagio in azienda.

Abbiamo chiesto a Luca Merli, Assessore al personale e alla sicurezza del Comune di Perugia, in qualità di consulente del lavoro alcuni chiarimenti sui rischi del datore di lavoro in caso di contagio e quali le misure necessarie da adottare per il rientro in azienda.

Cosa rischia l’imprenditore in caso di contagio?
In merito alla problematica del contagio nel luogo di lavoro, in via preliminare va evidenziato che il datore lavoro è titolare di una “posizione di garanzia” nei confronti del lavoratore, discendente dall’articolo 2087 codice civile. Posto ciò e, preso atto che, il contagio da Covid-19 nel luogo di lavoro viene tutelato come infortunio ai sensi del DL 18 del 17.03.2020 nonché il “Decreto Cura Italia” e la circolare INAIL n.13 del 3.04.2020 lo stesso infortunio vede integrale applicazione della disciplina del D. Lgs. 81/2008 (tutela della salute sul lavoro). Ne discende, quindi, che il datore di lavoro dovrà porre in essere tutte le misure per il contrasto al contagio da Coronavirus nei luoghi di lavoro, secondo quanto disposto dal DPCM del 26.04.2020. È palese che la semplice inosservanza di quanto sopra esposto determina una RESPONSABILITÀ PENALE nel caso in cui un dipendente “affermi” di aver contratto il virus sul luogo di lavoro, applicandosi pertanto l’art.40 comma 2 cp. Ai fini dell’accertamento della responsabilità penale del datore di lavoro relativa al contagio incombe sul lavoratore, l’onere di provare che lo stesso è avvenuto nel luogo di lavoro “aldilà di ogni ragionevole dubbio” (art.533 cpp).

Detta circostanza appare quanto difficile da dimostrare, sia per l’estensione pandemica, sia per il periodo di incubazione della malattia. Concludendo, sebbene appare remota, ma non impossibile l’individuazione di una condotta penale in capo al datore di lavoro ciò non può esimere lo stesso dalla meticolosa applicazione delle norme di prevenzione e la relativa vigilanza del loro rispetto anche da parte dei lavoratori.

Quali le misure necessarie?
Ci siamo ormai tutti abituati alla convivenza con delle misure di prevenzione da adottare al fine di evitare il contagio da Coronavirus, le stesse norme fino ad ora adottate in ambito sociale dovranno essere meticolosamente rispettate negli ambienti di lavoro, ma non è tutto, nella nuova fase a cui ci stiamo avvicinando tutti i datori di lavoro sulla base delle peculiarità delle proprie attività saranno tenute all’osservanza di appositi protocolli e misure di protezione disciplinati dall’INAIL.
Sarà una fase delicata che, se ben gestita, potrà condurci serenamente alla fine di questa pagina dolorosa della nostra società.

Che Umbria ci aspetta nella fruizione dei servizi pubblici di trasporto?
In questo scenario è davvero complesso immaginare l’imminente futuro del servizio pubblico. Il lungo periodo di restrizioni ha determinato una riduzione drastica del servizio pubblico di trasporto regionale ed anche la soppressione totale di altri servizi (minimetrò).
È evidente che la ripresa delle attività dovrà necessariamente coincidere con una riattivazione di molti servizi di trasporto. In attesa del ripristino a pieni regimi questa fase sarà  estremamente delicata, l’accesso ai mezzi, ai vagoni, alle cabine dovrà essere contingentato, gli utenti dovranno rispettare l’utilizzo di dispositivi di protezione e dovranno essere riviste e rivalutate le componenti di servizio, quali tratte, orari e frequenze dei mezzi.
Tale fase sarà particolarmente delicata anche sotto il profilo della gestione economica dei servizi in quanto, la ripresa dell’attività inizierà a maturare i costi di gestione quasi ordinari a fronte di una fruizione, comunque, notevolmente ridotta rispetto all’ordinario.

Quale sarà la nuova normalità alla quale dovremo adattarci?
Usciamo da due mesi di isolamento sociale che lascia in ognuno di noi pesanti conseguenze non solo sotto il profilo sanitario ed economico, ma anche sotto il profilo sociale e morale.
Ciò che ci accingiamo ad affrontare non è “un ritorno alla normalità”, avremo di fronte un periodo non definito nel quale dovremo convivere con questo virus approcciandoci alla socialità in maniera inconsueta, continuando ad utilizzare il distanziamento sociale, l’utilizzo di mascherine e l’attenta igiene non dimenticando mai i principi ormai noti e assoluti che ci consentono di evitare il contagio.
Avremo di fronte una sorta di “periodo di prova” nel quale il comportamento dei cittadini farà la differenza.
Se adotteremo scrupolosamente queste misure vedremo la continua e veloce discesa della ormai nota curva epidemiologica, al contrario potremmo rischiare un brusco rialzo dei contagi con la buia conseguenza di tornare alla fatidica Fase 1.
Dipende quindi tutto da noi, dai comportamenti individuali, dal rispetto delle norme nelle aziende, dal rispetto delle norme da parte dei lavoratori nella speranza che questa delicata fase entri prima possibile nei libri di storia e resti solo un ricordo nella nostra memoria.