La gentilezza? Aiuta a vivere e lavorare meglio

Gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine: gli ingredienti giusti anche per fare impresa.

Un ambiente positivo, di fiducia e rispetto, porta vantaggi anche per chi fa impresa, con riflessi delle relazioni sulla salute, sull’umore e anche sulla produttività.
La gentilezza può cambiare ogni cosa, il mondo intero. Con l’impegno reciproco e la trasmissione di questo valore, attraverso gesti quotidiani semplici e spontanei, si può innescare una vera e propria rivoluzione gentile che può contagiare tutti.
Basta solo iniziare, ripartire dai valori, quelli belli, che troppo spesso mettiamo in secondo piano, così presi dalle faccende quotidiane che ci fanno perdere di vista le piccole cose di grande importanza. Come un effetto domino, anche il più piccolo cambiamento è in grado di produrre a sua volta un altro cambiamento, e così via.

Questo il tema che si sarebbe dovuto affrontare il 6 marzo 2020 a Perugia davanti alla platea di oltre 150 imprese che si erano accreditate. Evento purtroppo annullato dalle restrizioni adottate a causa del COVID-19, e che riprogrammeremo entro fine anno.
Ospite d’onore sarebbe stata Cristina Milani, psicologa, scrittrice e presidente del World Kindness Movement, che in questi giorni ci ha concesso una breve intervista ed evidenziato i punti chiave sul tema della gentilezza.

«Per sopravvivere in un contesto attuale, si attivano purtroppo meccanismi pre-programmati della nostra mente che spingono all’aggressività e alla maleducazione», ci dice  Cristina Milani. La gentilezza è invece attivata dall’empatia cognitiva. Il che significa non solo capire le emozioni degli altri ma anche vedere la realtà come la vedono gli altri, essere “connessi”. È fondamentale non farla soccombere alla modalità aggressiva. In tutti gli ambiti: a casa, in famiglia, sul posto di lavoro…
La gentilezza non è dunque un lusso da sfoderare nelle grandi occasioni. È piuttosto un’attitudine”

Quanto influisce essere gentili sul posto di lavoro?
Le persone gentili sono più sane, più benvolute e produttive, risolvono i conflitti con facilità e si sentono più felici. È arduo contabilizzare quanto valgono nelle imprese attenzione, empatia, disponibilità all’ascolto, ma sicuramente gli imprenditori e i manager sanno quanto costa e quanti danni fa un clima di lavoro non fondato sulla gentilezza: conflitti, liti, ostilità, contrapposizioni, arroganza… La gentilezza è rivoluzionaria sul clima aziendale e quindi sull’intera azienda.
La gentilezza crea sempre un ambiente positivo, di fiducia e rispetto: le persone si sentono in uno spazio sicuro in cui possono esprimere le proprie idee liberamente. E questo dialogo continuo porta a innovazioni e vantaggi per tutti».

La pandemia ha modificato il modo di relazionarsi?
La parola chiave è empatia. Come disse l’ex presidente americano Barack Obama “per uscire dalle crisi bisogna cominciare a vedere il mondo con gli occhi degli altri”.
Un’impresa tutt’altro che facile, perché la gentilezza non si insegna né si impara. Semmai, è necessario farla rinascere dentro di noi. E da questo punto di vista l’emergenza Covid-19 paradossalmente forse ci ha aiutato a riscoprirne il valore.
Stiamo seguendo da troppo tempo un paradigma basato sull’individualismo, secondo il quale l’altro non è il mio compagno di viaggio ma il mio antagonismo.
Da qui nascono una serie di comportamenti negativi: cinismo, maleducazione, violenza… Dobbiamo staccarci da questo paradigma se vogliamo andare avanti. Da un punto di vista evoluzionistico, siamo “migliorati” quando abbiamo cominciato a collaborare. L’individualismo non funziona. Tutto ciò che è il prodotto dell’attuale capitalismo, del consumismo, si sta sgretolando. Il paradigma del futuro deve essere quello della gentilezza, della connessione, della positività, dell’altruismo, del pensare “io con te” e non più “io-io”. Anche sul posto di lavoro
.

Siamo migliorati, quindi diventeremo tutti più buoni?
“Non è detto.  L’essere umano è ambivalente: è tanto buono come cattivo. Credo però che tante persone si siano rese conto che il modello di vita che abbiamo seguito negli ultimi decenni è molto arido. Passi la vita a rincorrere esperienze per poi ritrovarti alla fine con il nulla in mano. Se è vero che alcuni, succubi della paura, rischiano in questa fase di diventare ancor più aggressivi di prima, sono convinta che siano molte di più le persone che hanno fatto un balzo in avanti nel percorso verso la solidarietà, l’altruismo e la connessione. Io ne ho approfittato per scrivere un Manuale per diventare un ambasciatore della gentilezza».

La gentilezza è contagiosa?
“Insieme all’empatia, alla condivisione e alla gratitudine, la gentilezza appare una virtù incredibile in grado di migliorare la nostra vita, quella di chi ci circonda e il mondo intero. C’è una forza, potente e misteriosa nascosta dietro quei piccoli gesti che fanno stare bene noi e gli altri, si attiva con poco, ma è capace di fare grandi cose.
Un dono che abbiamo tutti perchè iscritto nel nostro DNA, ma che però deve essere innescato attraverso l’educazione, i gesti e le parole, per creare un mondo migliore.
Il buon esempio si rivela indispensabile per dare vita a un cambiamento positivo mondiale. Per iniziare basta poco: salutare, ringraziare, lasciare scivolare via le sgarberie e abbandonare l’aggressività
”.

E in fondo lo sapevamo già che praticare la gentilezza ci fa stare meglio, perché basta ascoltare il cuore.
Siamo convinti che questi atteggiamenti positivi, insieme all’ottimismo, al perdono e alla gratitudine portano alla felicità e a un benessere diffuso che influisce nella nostra vita.
Noi di Acacia Group, come “Kind Company”, continueremo a contagiarvi con la nostra gentilezza, e organizzeremo  in Umbria insieme a Cristina Milani gli incontri necessari per spiegare come la gentilezza possa avere un forte impatto anche sul successo aziendale.
Che ne dite di iniziare insieme questa rivoluzione gentile?