• Ottobre 15, 2025

Antonio Perrone – CSI Gruppo Arvedi

Dirigere è avere la stessa responsabilità di un imprenditore. Voglio lasciare un futuro d’acciaio.

Sin da piccolo sapeva che avrebbe fatto ingegneria, fin da piccolo sapeva che sarebbe arrivato a lavorare in una grande azienda. Avere le idee chiare: non potrebbe essere diversamente per chi, come Antonio Perrone, dirige un’azienda e, pur non essendo un imprenditore, ha le stesse responsabilità di chi fa impresa. Lo dice con la lucidità di chi ha seguito una strada con determinazione, trasformandola in una carriera che oggi lo vede dirigere il CSI – Centro Siderurgico Industriale del Gruppo Arvedi in Umbria.

Quando undici anni fa ha scelto di trasferirsi in questa piccola regione del centro Italia per sposare il progetto di Arvedi, non è stato un semplice cambio di lavoro: è stata una vera scelta di vita, per la famiglia e per la sfida professionale. La casa madre, infatti, si stava lanciando in un settore nuovo, rilevando aziende che non conoscevano la filiera a valle dei prodotti siderurgici. Un salto coraggioso. La famiglia Arvedi ci crede ancora come il primo giorno, il presidente “che ringrazio sempre per le opportunità che ci dà – racconta Perrone – nel momento in cui si mette in pista va fino in fondo”.

Dal canto suo, vive il ruolo gestionale facendo scelte a volte più strategiche, per affrontare l’andamento ciclico e altalenante dell’economia siderurgica, altre volte più quotidiane, ma sempre pensando alle fasi più complesse che potrebbero ancora investire il settore. 

Dietro a ogni decisione ci sono i numeri, che danno ragione o torto e che vanno rispettati in nome di una responsabilità sociale che il CEO di un’azienda non può permettersi di non avere: prima verso l’azienda, poi verso le persone che ne fanno parte, infine verso se stesso. 

Convinto che in questo momento storico le aziende abbiano un ruolo sociale insostituibile, Perrone pensa che i profitti debbano essere messi sempre più al servizio della comunità, come CSI ha fatto sostenendo la ristrutturazione della Chiesa di Colombella dopo il terremoto e alcuni interventi nel comune di Camerino. 

A chi pensa che il settore sia ormai superato, risponde che la siderurgia è ancora un pilastro dell’economia reale, con la tecnologia avanzata, il lavoro concreto e le numerose possibilità offerte ai giovani, ai quali suggerisce di lasciarsi distrarre dalle cose futili. 

Un futuro sostenibile d’acciaio, questa è l’impronta che vorrebbe lasciare. 

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