• Ottobre 15, 2025

Francesco Ortix – ART SpA

Sono entrato come dipendente per trovare nuovi sbocchi e mi sono trasformato in imprenditore per la libertà di creare.

Non ha fondato l’azienda, Francesco Ortix. E’ arrivato alla Art nel 2008 da dipendente, con il compito di trovare nuovi sbocchi per una società che, al tempo, faceva unicamente motor sport. Era un comparto che stava viveva un momento di difficoltà e lui portava un background del tutto inedito per quella realtà: veniva dall’aerospazio. Si è unito alla società proprio con questa missione, immaginando connessioni nuove insieme al resto del team, come quella di portare le tecnologie del mondo del motorsport all’interno di un altro comparto, ad esempio facendo elettronica per razzi spaziali, o parte dell’elettronica per un modulo di discesa su Marte.

Francesco ha scelto di cambiare vita per avere un ruolo imprenditoriale, nel senso della liberà di creare, e questo è andato di pari con lo sviluppo societario: “Spesso si confonde l’imprenditore con chi detiene la maggioranza dell’azienda. Ma le due cose non sempre coincidono, di sicuro essere imprenditori significa mettersi sul mercato, rischiare, portare valore”, afferma. Attualmente la struttura societaria della ART è di fatto public, non è quotata ma ha all’interno una quantità importanti di investitori, tra i quali lo stesso Francesco Ortix. 

Una delle scelte più importanti di questa evoluzione è stata cambiare totalmente posizionamento nel mercato, abbandonando un modello di business che non stava portando i suoi frutti: da azienda di piccoli servizi ingegneristici ad azienda di prodotto. Un risultato arrivato con il classico treno che è stato preso al volo e che ha portato la Art ad essere un leader di mercato nell’automotive del lusso e del super sport.

La sede principale resta in Umbria, con antenne ovunque serva stare vicini al cliente: Modena, Torino, Berlino. «Vivere nel cuore dell’Italia è meraviglioso, ma non possiamo ignorarne i limiti logistici. Li compensiamo con intelligenza strategica”, dice ancora Francesco Ortix. Al centro di tutto ci sono le persone. «La tecnologia conta, ma le competenze umane restano insostituibili. Nessuna AI potrà mai davvero prendere il posto di un tecnico, di un ingegnere, di una mente curiosa”.

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