• Ottobre 16, 2025

Marco Brunacci (Direttore Umbria 7): Progettare il Futuro per le nostre Vite

Marco Brunacci (Direttore Umbria 7): Progettare il Futuro per le nostre Vite

Nell’appuntamento di ottobre è stata Acacia Group a indicare, come
sfida aperta per l’immediato futuro, il rapporto con l’Intelligenza
artificiale. La consideriamo una buona traccia  e ci permettiamo due
osservazioni.
La prima appoggiandoci alle tesi di Paolo Crepet, in quella fortunata
occasione. Non possiamo salvarci dall’avvento dell’Intelligenza
artificiale, ma possiamo costringerla a sottostare alle nostre
condizioni.
Come? Passando ogni sua operazione ed elaborazione per i raggi X del
nostro senso critico. L’antidoto che, ieri come oggi, e come sarà
domani, consente di resistere a ogni tipo di omologazione, che
mantiene la nostra libertà di pensiero e scelta, contro ogni
“politically correct” (parole di Crepet), contro tutto quello che sa
di livellato, omogeneizzato, ridotto a una vellutata di ovvietà.
Contro un sapore da mensa aziendale, buono per tutti e per nessuno.
Una partita di calcio che abbia come modello la playstation, velocità
e schemi, senza genio, imprevedibilità, talento applicato (sì, un buon
palleggio, sì, la sensibilità del piede). Un quadro che sia un
elegante mix di colori e forme senza penetrare la realtà, un romanzo
che non sappia indagare l’anima dei suoi personaggi, una scultura in
cui gli spazi e le dimensioni siano perfettamente calcolati ma senza
che vi scorra dentro il brivido dell’imperfezione della vita, un
saggio che elenchi tutti i dati senza alcuna intuizione, il piatto
corretto di una cucina senza amore.
L’intelligenza artificiale non è e non sarà un tostapane – secondo
l’ottimistico annuncio di Paolo Crepet – ma può essere usata, senza
farsi usare, coltivando, nella nostra generazione e in quelle future,
il senso critico insieme al talento e alla creatività. Preferendo
l’unicità del genio alle modeste utilità dei replicanti. Una ricetta
contro gli idoli ciechi e muti di tutti i tempi.
Seconda osservazione: il problema non è la macchina-intelligenza
artificiale, ma l’uomo che la realizza e la usa. La tentazione, oggi
come ieri, è nell’essere umano, quello che lo spinge verso l’abisso è
la hybris dei greci, conosciuta e temuta: l’essere umano che
disconosce il suo limite, l’orgoglio smisurato che nega il mistero
dell’infinito. E trasferisce nella macchina la sua volontà di dominio.
Ecco la strada senza ritorno, sulla quale le generazioni dovranno
riflettere e vigilare.

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