Sara Goretti: l’Umbria ha un grande potenziale, affrontiamo con grinta e ottimismo questo cambiamento

Pesante crollo del fatturato in quasi 4 cantine italiane su 10 con l’allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano che garantisce occupazione per oltre 1,3 milioni di persone per un giro d’affari di 11 miliardi. Questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti che valuta un piano “salva vino” per affrontare le gravi difficoltà generate dal COVID-19.
Per quanto riguarda la rilevanza di questo settore prima della pandemia, va sottolineato che il 45% degli italiani ha fatto almeno un viaggio negli ultimi tre anni con obiettivo enogastronomico.

Il 75% degli italiani ha fatto questo tipo di viaggi solo in Italia, meno del 10% sia in Italia che all’estero. Gli italiani hanno interesse a raggiungere le destinazioni nel loro Paese. E da questo elemento, si può tornare a sperare per il futuro del turismo enogastronomico in Italia.

L’Umbria, fra le più suggestive e affascinanti regioni d’Italia, è da molti apprezzata per la sua ricchezza storica, culturale e artistica oltre che per i suoi incantevoli paesaggi in cui dominano incontrastati i vigneti.
Il vino è un pilastro della cultura enogastronomica della Regione che affonda le sue profonde radici nelle tradizioni contadine e rurali.
Una storia fatta di amore. Amore per le colline umbre, amore per la qualità, amore per la “magia” che porta un grappolo d’uva a trasformarsi in un liquido capace di sfidare il tempo. Un racconto che ha origine nei primi del ‘900 dalla volontà di realizzare un sogno: quello della Famiglia Goretti.

Abbiamo ascoltato Sara Goretti che con esperienza imprenditoriale ed entusiasmo e passione guida la Cantina insieme alla sua famiglia.

Sara, quale sarà lo scenario del settore e quale il futuro degli eventi enogastronomici?

La mia famiglia è da sempre impegnata nella produzione di vini tipici dell’Umbria nelle due cantine aziendali, tramandata di generazione in generazione ed oggi è nelle sapienti mani dei fratelli Stefano e Gianluca Goretti, rispettivamente mio padre e mio zio e della quarta generazione composta da me e mia sorella Giulia, con il grande supporto della Nonna Marcella. Le cantine sono entrambe in Umbria, quella storicaa pochi chilometri da Perugia nella DOC Colli Perugini, e l’altra al centro della DOCG Montefalco, entrambe sono in zone vocate alla viticoltura, dove tradizione e innovazione convivono nel rispetto della natura e nell’amore per la terra. Il vino, infatti, più che un’attività, è una vera passione di famiglia, una vocazione che nasce in vigna e arriva fino in bottiglia e quindi nelle tavole dei nostri consumatori.

Mi occupo in primis del Commerciale estero e soprattutto in questo periodo anche del “comparto social” insieme a Giulia. Da sempre mi sono sentita un’interprete delle esigenze dei diversi mercati dove i nostri vini vengono presentati, introdotti e distribuiti, sempre successivamente ad un vero e proprio studio di mercato, cercando di proporre oltre che l’abbinamento alla cucina locale o a quella italiana in loco,crediamo nei ristoranti italiani all’estero come mezzo, un vero tramite delle nostre produzioni tipiche per questo siamo spesso collegati alla ristorazione italiana nel mondo. Sono da sempre convinta che l’Umbria abbia un grande potenziale spesso non valutato tale o non sfruttato come si dovrebbe.
Per superare questa impasse, che ha coinvolto anche il mondo del vino, ci siamo attivati, reinventandoci soluzioni nuove per la ripartenza e per un adattamento al mondo che è cambiato e che è in continuo cambiamento.

Il vino è da sempre convivialità sia come alimento che come elemento, pertanto ci siamo interrogati su come sarà il nuovo mondo del vino.
Le criticità emerse in questo periodo sono molteplici, ma vanno affrontate  con positività mettendosi in gioco. La vite non si è sicuramente accorta delle difficoltà del momento, continuando il suo ciclo vegetativo e prospettando un’ottima vendemmia ed annata.

Da sempre in cantina proponiamo esperienze a tutto tondo legate al mondo dell’enoturismo che affiancano la produzione, riteniamo che il produttore abbia l’obbligo d’informare il consumatore rendendo note informazioni anche legate alla produzione.
Durante aprile e maggio abbiamo continuato ad imbottigliare, anche se a risentirne è stato il comparto commerciale (a causa del blocco delle spedizioni), di conseguenza anche l’accoglienza in cantina, per noi fondamentale sia per l’enoturismo che per la promozione del prodotto, ha subito una fase di stallo.
Gli effetti del COVID-19 hanno generato rapide e gravi conseguenze, in primis il blocco del mercato di riferimento HORECA che ha congelato l’attività commerciale.
Abituati ad organizzare da anni le degustazioni guidate, i tour in cantina, le passeggiate in vigna ed anche le lezioni di cucina con prodotti tipici locali in abbinamento, abbiamo necessariamente dovuto adottare il prefissi come Digital, Vitual e Live in ogni attività. Come ad esempio
Digital Tasting
-Virtual-tour in cantina
-Live “passeggiata” in vigna con drone o in jeep
-Web cooking class

Per mantenere vivo il legame tra la produzione e la promozione di un prodotto, il vino, che necessita di essere spiegato e capito per essere degustato e apprezzato.
Oggi, continuiamo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, ma adattandolo al momento, fino a quando il contatto umano tornerà ad essere possibile come in passato.

E nel prossimo futuro?

Siamo speranzosi e trepidanti per una rapida riapertura della nostra cantina anche ai turisti esteri per continuare ad offrire esperienze di profumi e colori che le tecnologie non possono garantire ed esprimere.
I mercati esteri sono una buona opportunità. Non sappiamo saranno i protagonisti del futuro, ma sicuramente sono il presente.

La nostra realtà si è attivata per un “home-delivery” per gli acquisti anche dei consumatori quotidiani. Attività che in passato era principalmente gestita dai nostri importatori e distributori.
Oggi ci siamo organizzati con un vero servizio di e-commerce (www.shop.vinigoretti.com), attivando anche un confronto e colloquio con i consumatori, un dialogo con coloro che sono impossibilitati a venire in cantina. Diciamo che è un po’ come andarli a trovare a casa.

Crediamo sia necessario essere positivi e propositivi, affrontando con grinta e ottimismo questa emergenza inizialmente sanitaria, ed oggi purtroppo economica.
Siamo certi che soprattutto in questo momento l’unione farà la forza, abbiamo necessità di fare rete, anche in forme differenti dalle classiche, con l’obiettivo di una rinascita del Sistema Italia, solo così riusciremo a riscattarci.
Le imprese, anche quelle più diverse, hanno bisogno di essere messe in relazione magari costituendo partnership strategiche mirando a sviluppi congiunti, come anche dovranno essere sostenute collaborazioni tra fornitori e clienti per sviluppare e testare sul mercato nuovi prodotti adatti a questo nuovo modo di proporci che noi tutti dobbiamo attuare.

Quali soluzioni e strumenti credi siano necessari per affrontare il cambiamento?

La pandemia ha sicuramente modificato le relazioni tra le imprese, come anche la capacità di prevedere l’evoluzione dei mercati di riferimento.
Oggi è molto più complesso di prima, in questo periodo orientarsi al cambiamento tecnologico è più difficile perchè entrano in gioco i fattori “tempo e necessità”.
Anche noi abbiamo dovuto adottare velocemente la tecnologia, un passo digitale importante, declinato in tanti aspetti e tutto ciò è dovuto essere immediato.

Utili sono stati gli strumenti digitali, come i webinar che a differenza delle conferenze, hanno dato la possibilità d’interattività alla comunicazione. Non solo usati per portare alla conoscenza, ma dotati anche di sondaggi in tempo reale, (data teams strategy), dove i dati possono essere analizzati al momento e vengono proposti feedback in tempo reale.

Ma non basta. Occorre una vera necessità di formazione del personale, nuovi progetti ed iniziative che devono essere agevolmente programmate, perché l’impegno delle imprese volto all’innovazione possa essere attuato senza essere danneggiato dalla complessità di processo che si aggiunge alla condizione attuale già molto complicata.

C’è reale bisogno di semplificazione delle relazioni e dei concetti stessi, ma soprattutto della burocrazia,per dare spazio alle imprese ed ottenere i risultati attesi da queste attività innovative, per rimettere in programma la ricerca e lo sviluppo, la riorganizzazione dei canali di vendita e l’attuazione degli investimenti in macchinari volti all’evoluzione, che il cambiamento necessariamente richiede.

Le produzioni, anche quelle tipiche, devono essere sempre più attrattive e stimolanti per i mercati, sia per la ricerca di nuovi che per la riconquista dei già acquisiti. Dovranno essere supportate e spesso anche diversificate, ciò non può essere solo lasciato alle aziende, ma necessita di un progetto di sviluppo innovativo a più ampio raggio che porti alla crescita delle aziende e dell’occupazione, rimuovendo un’economia che si è fermata inginocchiandosi.

Fondamentali sono gli strumenti di aiuto, come bandi e incentivi per l’internazionalizzazione, ma anche questi devo essere rimodulati e adattati alle possibilità ed esigenze attuali di un nuovo mondo nato dal Post-Covid.