Marcello Serafini (Parco 3A): Il ruolo di una partecipata in un’Umbria sempre più propensa alla sostenibilità. Quale visione?

L’integrazione della sostenibilità nelle pratiche di gestione aziendale, soprattutto quando si tratta di società in controllo pubblico, non può essere più un’opzione, ma un percorso indispensabile e doveroso, soprattutto alla luce dell’attuale contesto socioeconomico. Per questo motivo negli ultimi anni, oltre ad una gestione economicamente migliorativa rispetto al passato, le società della galassia regionale hanno adottato e  modificato le organizzazioni interne, nonché tutti i modelli di compliance ad esso legati, per revisionare gli assetti e fornire risposte finalmente in linea con le necessità della contemporaneità ancor prima che alla spinta normativa che come noto si sta definendo in questi mesi con diversi e nuovi interventi legislativi comunitari.

Attraverso le relazioni di sostenibilità che le aziende pubbliche hanno messo in campo, oltre a quelle più strutturate che già redigevano da qualche anno il bilancio sociale, si è iniziato a declinare il concetto di sviluppo sostenibile analizzandolo in termini di efficienza ed efficacia economica, equità sociale e compatibilità ambientale il proprio assetto. 

Si tratta di una scelta che non impatta solo sulla funzione pubblica delle stesse, ma incontra anche le necessità privatistiche che le nostre società hanno: creare valore sostenibile e durevole per gli stakeholders (in primis gli azionisti pubblici come nel nostro caso), e di generare una crescita duratura degli indicatori economici (in particolare reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni) e di farlo soprattutto garantendo la tutela del territorio dove si insediano. Ultimo ma non per importanza, la condivisione e lo spirito collaborativo che in questi anni è stato sperimentato fra le varie partecipate. Finalmente una visione di insieme, complessivamente condivisa che ha trovato nel fare squadra e in comuni obiettivi il percorso da compiere insieme. 

“Combattere il greenwashing e progettare il futuro delle nostre imprese”

Le imprese che acquisiscono come propri e prioritari gli interventi in sostenibilità nel loro business possono godere di alcuni importanti benefici a loro vantaggio, come l’entrata in nuovi mercati, una migliore reputazione, l’incremento delle proprie capacità, un maggior valore finanziario e una più elevata performance del nuovo prodotto.

Nel momento in cui le pratiche sostenibili vengono adottate come prassi quotidiane, le imprese mirano a creare vantaggi economici aziendali riducendo gli impatti ambientali, affrontando le questioni sociali e mostrando la propria responsabilità d’impresa ai clienti e ad altri attori nel mondo. Ma vanno praticate veramente e con convincimento.

Il fenomeno del Greenwashing -ovvero la tecnica di comunicazione e marketing usata per presentare in modo ingannevole le proprie attività come ecosostenibili, cercando di occultare l’impatto ambientale negativo-  ha fortemente influenzato anche l’ambito finanziario, il quale pone massima attenzione sulla diffusione dei criteri ESG (Environmental, Social e Governance). 

Ma gli enti regolatori sono ancora lontani dall’evitare il cosiddetto “ambientalismo di facciata”. La stessa autorità amministrativa indipendente che controlla la Borsa italiana, Consob, ha espresso nel suo quaderno “La finanza per lo sviluppo sostenibile” alcune preoccupazioni alla luce dell’accrescersi dell’attenzione sui fattori ESG. In tale contesto le autorità di vigilanza dei mercati finanziari si dovranno misurare con molteplici sfide concernenti fra l’altro il rischio di Green/Socialwashing .

A marzo di quest’anno il legislatore europeo ha posto con la Direttiva UE 2024/825 le basi per una primissima azione di responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione.

La direttiva infatti porterà all’inserimento di nuove regole specifiche nel Codice del Consumo in ordine a claimsambientali e di sostenibilità, rendendo quindi più semplice l’individuazione e la contestazione delle pratiche ingannevoli da parte delle autorità e ci auguriamo ponendo un freno al greenwashing. 

Il fenomeno -infatti- incrina la fiducia del mercato nei confronti di tutte le imprese, anche quelle che hanno fatto un sincero investimento e stanno modificando la propria strategia mettendo al primo posto impegno sociale e ambientale col proprio business.

ECONOMIC CHALLENGE 2024
“Progettare il futuro per le nostre vite”
12 OTTOBRE 2024 – Perugia – San Francesco al Prato
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