Giuseppe Zottoli: Ristabilire la credibilità per assicurare una crescita economica

Lo scenario economico di riferimento continua ad essere avvolto da una grande incertezza dovuta al perdurare di dinamiche destabilizzanti che faticano a trovare un’evoluzione rassicurante. Gli imprenditori e gli investitori stentano a mantenere una visione costruttiva e le Banche Centrali, che sono chiamate a consolidare il ciclo economico, non riescono a trasmettere ai mercati un messaggio convincente su quella che sarà nei prossimi mesi il proprio sentiero d’azione.

Le Autorità monetarie si trovano di fronte all’importante dilemma di perseguire una lotta cieca all’inflazione, senza curarsi delle ripercussioni di una dura restrizione monetaria su un ciclo economico che presenta criticità non trascurabili, oppure sostenere implicitamente la ripresa economica dopo il biennio pandemico arrivando a tollerare un determinato livello di crescita dei prezzi. Esplicitamente, quasi tutti i banchieri centrali hanno dichiarato nel corso dei mesi passati di essere mossi esclusivamente dall’obiettivo di riportare l’inflazione ad un livello “sotto controllo” e “favorevole” per l’economia, nonostante il raggiungimento di questo scopo possa provocare effetti collaterali potenzialmente dolorosi. Ora, la necessità di ristabilire la credibilità appare un’esigenza non più rimandabile per le Autorità monetarie.

Stiamo per questo motivo assistendo proprio ad una sorta di fine tuning delle dichiarazioni dei Banchieri centrali alle reazioni dei mercati finanziari, preoccupati dall’apparire risoluti e credibili nel perseguire la lotta all’inflazione.

Se i mercati non percepiscono reale la volontà delle Banche Centrali, questo finisce per impattare sull’efficacia della politica restrittiva messa in atto, che viene trascurata, contrastata e non incorporata dalle dinamiche di mercato.

E’ proprio per questo motivo che anche la BCE, drammaticamente in ritardo nel ciclo rialzista rispetto alle altre banche centrali occidentali, ha effettuato in questi ultimi mesi tre rialzi veloci e ampi di 50, 75 e 75 punti base, in una corsa per recuperare il ritardo “dietro la curva” dei rendimenti.

La soluzione al trade-off tra lotta all’inflazione e sostegno alla crescita economica per non capitolare alla stagflazione è necessariamente un coordinamento delle politiche monetarie e fiscali: le banche centrali si occupano di stabilizzare la corsa dei prezzi, i governi aiutano le fasce più indebolite dalla congiuntura a lottare contro gli effetti dell’inflazione e il possibile rallentamento dell’occupazione, aiutati dalla diminuzione reale dello stock del debito pubblico.

Sul fronte della crisi energetica, i timori sono andati crescendo a seguito della diffusione delle decisioni di Gazprom di annunciare, con disarmante sistematicità,continue interruzioni del condotto Nord Stream 1.

Il rischio principale è rappresentato dal fatto che la crisi energetica si trasformi in crisi industriale dell’Unione europea, specialmente nel proprio cuore produttivo, ossia la Germania. L’aumento dei prezzi del gas si traduce in livelli record dei prezzi dell’elettricità per l’industria europea che perde così di competitività. Il problema quindi non è tanto nelle scorte di gas, quanto invece proprio nei prezzi della materia prima. L’urgenza di arginare gli insopportabili rincari sul gas ha indotto l’Unione Europea a preparare ed approvare un piano per affrontare la crisi energetica. Infine, sul mercato valutario, non è possibile non menzionare la forza del dollaro, ai massimi da vent’anni, che produce, tra le varie conseguenze, effetti particolarmente nefasti sui Paesi emergenti.

Giuseppe Zottoli – Dottore Commercialista e Consulente d’Impresa

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Intervista al Dottore Commercialista e Consulente d’Impresa Giuseppe Zottoli pubblicata nella nuova Edizione de L’Osservatorio delle Imprese 2023

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