Mense e ristorazione collettiva: una missione sociale tra difficoltà e rincari

Massimo Piacenti
AD ALL FOOD SpA, sarà relatore del roundtable “Cibo e Alimentazione: Quale Futuro?” all’Economic Challenge 2023 Acacia Group
28-29 Settembre 2023, Assisi – Sacro Convento
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Prima di svolgere alcune considerazioni sul tema della ristorazione collettiva ritengo utile fornire alcune valutazioni di contesto necessarie ad inquadrare il tema.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come l’assenza di malattie o infermità”. Non si può parlare di buona salute se la nutrizione non è adeguata. Un’alimentazione varia ed equilibrata è alla base di una vita in salute, un’alimentazione non corretta, infatti, oltre ad incidere sul benessere psicofisico rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili. L’educazione alimentare rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione a tutela della salute, tanto come azione tanto come prevenzione.

Se a ciò aggiungiamo che:

  1. Secondo l’OMS si potrebbero salvare circa 3 milioni di vite ogni anno nel mondo, grazie ad un consumo sufficiente di frutta e verdura fresca;
  2. L’Istat ha certificato con una indagine del 2019, che in Italia circa 10 famiglie su 100 non possono permettersi di mangiare carne o pesce (proteine) ogni 2 giorni ;nel sud e nelle isole il dato sale al 18%;
  3. Secondo l’ufficio europeo dell’OMS, l’Italia si colloca al 4° posto per sovrappeso e obesità infantile con una percentuale vicina al 40% ; tale dato, se associato al fatto che siamo ultimi tra i Paesi Ocse, per percentuali di bambini che non praticano sport (il 94,5%) ci restituisce un quadro estremamente critico;

Abbiamo una situazione molto preoccupante circa le patologie che già nell’infanzia colpiscono la nostra popolazione;

Il tutto in un Paese , l’Italia, che è la patria della “dieta mediterranea”, considerata a ragione una vera e propria eccellenza per gli effetti benefici sulla salute oltre che per la grande qualità.

Le sintetiche note , che precedono , servono ad inquadrare in modo sommario di cosa si parla quando ci riferiamo alla ristorazione collettiva: un settore che produce e somministra circa 1 miliardo di pasti all’anno per scuole , ospedali, università, forze armate, aziende; con oltre 130.000 dipendenti, di cui l’85% donne; un settore, che fa parte dei servizi ma che , a monte, ha una attività produttiva vera e propria che lo distingue da tanti altri.

Il grandissimo problema economico di questo settore si descrive in modo semplice: a fronte di fortissimi rialzi dei costi (di produzione, delle derrate alimentari, etc..) non è possibile, con il quadro legislativo attuale, procedere ad un conseguente adeguamento dei prezzi alla pubblica amministrazione.

Per molti anni ciò è stato possibile basandosi sugli indici Istat Foi, poi il Codice degli Appalti (in vigore fino al 30/6 u.s.) non ha reso più obbligatoria tale clausola!

Quindi , un settore tradizionalmente con bassissimi margini , che si basa , non a caso, su grandi volumi, è andato in crisi.

E il nuovo Codice, pur contenendo novità positive, non risolve il problema , introducendo una soglia del 5% che, forse , è spiegabile per i lavori , ma del tutto inadeguato per i servizi e in particolare, per la ristorazione collettiva.

E’ su questo punto cruciale che è assolutamente necessario che Governo e Parlamento assumano misure non più procrastinabili.

Questo è necessario poiché ritengo , anche per le cose dette in premessa, che la ristorazione collettiva svolga un importante funzione, nutrizionale, ma anche sociale e culturale; si pensi al ruolo della mensa scolastica dove utenti, tanto diversi, consumano il pasto (per troppi l’unico completo della giornata!) insieme ai propri coetanei ; sul piano economico , sorvolando sul dovere primario della collettività di tutelare la salute e il benessere dei cittadini, a cominciare dai più piccoli (bambini/e anziani, malati), si pensi ai grandi risparmi sui costi socio sanitari che si otterrebbero promuovendo una seria prevenzione e ai benefici complessivi derivanti da un accresciuto benessere della popolazione ; insomma avremmo un miglioramento dei conti pubblici , del Pil e del BIL (Benessere Interno Lordo!).

Inoltre è facilmente intuibile il beneficio, per tutta la filiera agroalimentare italiana, dall’avere una seria politica del settore. Su questo è molto promettente il dialogo tra Anir Confindustria e Coldiretti (eventualmente estendibile ad altri attori) per trovare le necessarie sinergie finalizzate a valorizzare il made in Italy che rappresentiamo, a favore degli utenti e delle imprese.

Politica che deve riguardare diversi aspetti: dalla necessaria crescita dimensionale (in tal senso, la ALL FOOD SPA, ha imboccato una strada ben precisa), alla produttività, alla sostenibilità, alla riduzione degli sprechi, alla presenza in mercati esteri, alla sempre maggiore attenzione e qualificazione delle risorse umane, nonché alla qualità globale dei servizi offerti.

Per far questo occorre però lungimiranza, gioco di squadra, essere e sentirsi attori della costruzione di un sistema Paese sempre più forte e competitivo, fortemente integrato in Europa.

In tal senso, se nel disordine mondiale, vogliamo rafforzare il nostro ruolo tra le principali potenze economiche, servono nuove politiche industriali, generali e di settore e , tra queste, non può mancare quella della ristorazione e della intera filiera , settori in cui siamo riconosciuti come una eccellenza in tutto il mondo.

ECONOMIC CHALLENGE 2023 ACACIA GROUP
ASSISI, 28-29 SETTEMBRE 2023
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