Urban mining e la potenziale “miniera circolare” che può favorire lo sviluppo territoriale e nazionale

Cristina Squarcialupi
UNOAERRE Industries SpA
Relatrice del roundtable Quale Futuro “ricordare”? Quale Passato “anticipare”? all’Economic Challenge 2023 Acacia Group
28-29 Settembre 2023, Assisi – Sacro Convento
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Con Urban mining si designano i processi atti al recupero e riutilizzo di materiali che si trovano in oggetti giunti alla fine del loro utilizzo ovvero il loro ciclo di vita. Le città sono delle autentiche miniere di oggetti obsoleti che quindi possono trovare una seconda (terza, quarta….) vita se opportunamente trattati. L’urban mining si propone quindi di “coltivare” le miniere costituite dai nostri rifiuti e si basa sul concetto che le città contengano una quantità significativa di materiali preziosi che possono essere recuperati e riutilizzati invece di finire in discarica. Ad esempio, vecchi dispositivi elettronici come telefoni cellulari, computer e televisori contengono metalli preziosi come oro, argento e rame, che possono essere estratti e riciclati. Anche gli edifici e le infrastrutture urbane possono contenere materiali recuperabili come il metallo, il cemento e il legno. Per questo motivo, l’urban mining è una delle pietre angolari dell’economia circolare.

L’Italia è uno dei paesi europei in cui si ricicla di più e meglio.  Abbiamo imparato a riciclare prima di altri. Per citare qualche esempio, Prato, situata a pochi km da Firenze, è nota in tutto il mondo per aver fondato un distretto in cui gli stracci, attraverso il loro recupero e riuso, trovano una seconda vita con la produzione di nuovi filati e tessuti. Il comprensorio del vetro di Empoli fa la stessa cosa, avendo imparato gli empolesi l’arte vetraria probabilmente da qualche centinaio di anni. 

Arezzo ha imparato a recuperare l’oro da almeno 50 anni, quando le parole urban mining e economia circolare non erano state ancora formalmente coniate. Ad Arezzo recuperiamo metalli da qualsiasi tipo di scarto urbano o industriale. Come è iniziata questa attività? Nel 1926 Leopoldo Gori e Carlo Zucchi costituirono ad Arezzo quella che diventerà nel 2012, dopo varie vicissitudini, la UNOAERRE INDUSTRIES SpA, una delle più importanti realtà industriali in campo orafo del mondo. Da quell’incontro è anche nato, per gemmazione, il più grande distretto orafo in Europa, sia in termini di export, che di numero di aziende che di addetti impiegati.

Da sempre, le industrie orafe, oltre al problema della sicurezza (che genererà industrie del calibro della CEIA), hanno avuto quello di recuperare qualsiasi tipo di scarto contenente oro e altri metalli preziosi. Dalla Unoaerre nasce, prima come semplice laboratorio annesso alla fabbrica, poi come industria indipendente, Chimet con lo scopo di ottimizzare e realizzare i processi necessari per ottenere dagli scarti metalli puri certificati oppure sali contenenti questi metalli. Chimet si sgancerà progressivamente dall’industria orafa imparando a recuperare i metalli preziosi non solo dagli scarti orafi ma da tutti i tipi di scarti che li contengono: marmitte catalitiche, catalizzatori esausti dell’industria farmaceutica e petrolchimica, filiere per la produzione di fibre di vetro, ceramiche, circuiti stampati, ecc. 

E’ stata quindi tra le prime aziende che si è occupata a pieno titolo di urban mining in Italia minimizzando gli sprechi e preservando le risorse naturali, come le miniere, dalla quali estraiamo gli elementi chimici che sono alla base del nostro benessere, riducendo la pressione ambientale che l’uomo esercita sull’ambiente. 

La transizione energetica che stiamo attraversando prevede un modello di sviluppo basato sulla disponibilità di alcuni elementi chimici che sfortunatamente scarseggiano nelle miniere italiane ed europee. Questa circostanza rende “critiche” alcune materie prime che sono essenziali per la nostra industria e per la transizione verde. In questo contesto lo sviluppo dell’urban mining, sul modello seguito da Chimet per esempio, riveste un ruolo strategico perché è un grado di garantire l’approvvigionamento di elementi critici e strategici (così come definiti dalla Commissione Europea nel Critical Raw Material Act  del marzo scorso, in aree geografiche, come l’Europa, tipicamente povere di miniere.

ECONOMIC CHALLENGE 2023 ACACIA GROUP
ASSISI, 28-29 SETTEMBRE 2023
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