Anticipare il cambiamento: questa, la ricetta per la crescita dell’Italia

Oggi proponiamo il pensiero di Massimo Piacenti, AD di All Food Spa, che appoggia in pieno il nostro spunto tematico: “Ricordare il Futuro, Anticipare il passato“, riflettendo sull’importanza della ‘resilienza’.

Il tema scelto da Acacia Group non è certamente un paradosso! Dietro questo pensiero si articola una “ricetta per la crescita” che coinvolgerà imprese, istituzioni, università e mondo del credito.

E, se dovessimo leggere nel dettaglio il “bugiardino” di una ipotetica prescrizione medica troveremmo, probabilmente, parole di questo tenore: la creazione di nuove aziende fa bene alla salute dello Stato. Questo perché è consapevolezza comune che l’imprenditorialità rappresenta, l’asse fondamentale della crescita economica e di qualsiasi economia.

Fare impresa significa prospettare il proprio progetto in un futuro che si è immaginato, ma è complicato immaginare il proprio progetto in un futuro così incerto.  

La teoria dell’anticipazione ci aiuta non tanto a prevedere cosa avverrà, ma ad individuare possibili azioni per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati. Quindi la sfida non sta nell’indovinare il futuro, ma nella definizione di azioni in grado di essere “resilienti” di fronte a qualsiasi scenario, non adattarsi, ma anticipare il cambiamento. In questa difficile ma necessaria strategia, occorre innovare, rivolgere lo sguardo al futuro e avere il coraggio di uscire dalla propria comfort zone, ottimizzando e differenziando servizi e processi attraverso investimenti strategici e mirati. Per un’impresa, per essere più efficienti, per crescere in modo sostenibile, servono innanzitutto quattro fattori essenziali: investimenti e risorse finanziarie; attività di ricerca e sviluppo; una formazione al passo con i tempi e con le nuove tecnologie, e, quarto elemento ma non ultimo per importanza, serve un’apertura “culturale” delle persone, proprio nei confronti del cambiamento e del nuovo che avanza. Perché il presupposto fondamentale per il cambiamento è essere disposti a farlo, a volerlo davvero.

Occorre fare quello che è mancato negli ultimi venti anni, perché è da una ventina d’anni che questo Paese non cresce, non a caso abbiamo lo stesso reddito pro-capite di vent’anni fa. E come i fatti dimostrano fatichiamo molto a crescere sul medio periodo, mentre, in condizioni di “emergenza”, come negli ultimi due anni, cresciamo e anche al di sopra della media europea. E’ quindi, in condizioni “normali” che occorre “fare sistema” per davvero, per vincere come sistema Paese accrescendo il nostro peso in Europa.

Allora cosa chiediamo al sistema pubblico? Aiutarci a creare un ambiente in cui le imprese possano investire più facilmente. Elenco tre aspetti prioritari a mio avviso che ostacolano la crescita, a cui ne possiamo aggiungere altri, che potranno essere oggetto di riflessioni successive: il livello di tassazione, che, senza fare deficit si può sicuramente ridurre, la burocrazia, a cominciare dalla tassazione sul lavoro, e i tempi di attesa biblici a cui sono costrette le imprese in ogni aspetto che le riguarda nel rapporto con il pubblico, con il credito e, infine, collegata a questo aspetto, la lentezza della giustizia a cominciare da quella civile. In tutto questo, un tema che è fondamentale a tutto, e, soprattutto, urgente, è il rafforzamento della formazione, e parlo del sistema della pubblica istruzione, di quella professionalizzante  e di quella universitaria, senza le quali le imprese non solo non crescono ma difficilmente sopravvivono.

Serve dunque un “patto” non al ribasso per modernizzare il Paese, utilizzando bene il PNRR e dare prospettive di lavoro qualificato ai nostri giovani talenti, ben sapendo che sostenibilità ambientale, sociale ed economica, si “sostengono” reciprocamente.