Il momento storico che stiamo vivendo non è certamente privo di complessità . La pandemia da Covid-19 ha colpito i nostri territori già in parte in ginocchio a causa del sisma e, in generale, fiaccati da una crisi economica che dura da anni.
Le istituzioni tutte si trovano oggi di fronte ad un’enorme responsabilità . Quella di mettere i territori, per quanto loro possibile, nella condizione di poter ripartire e non perdere quella preziosa filiera socio-economica che va dalle grandi realtà a respiro nazionale e internazionale fino alle piccole botteghe dei nostri paesi.
Bisogna lavorare comprendendo le necessità del tessuto produttivo, dialogando con tutti, facendo incontrare mondi apparentemente lontani e tracciando percorsi trasversali che possano rappresentare un’opportunità di sviluppo e di arricchimento reciproco.
Quali sono le strategie per costruire il futuro?
La prima, la più importante: avere una visione, costruire una strategia d’insieme. Smettere di fare assistenzialismo alle nostre imprese. Avere progettualità ben definite.
Investire nell’internazionalizzazione, nella digitalizzazione, nell’innovazione tecnologica e nel superamento del digital divide. Supportare il dialogo con e tra le imprese e sostenerle, riducendo il carico fiscale e favorendo la semplificazione burocratica e quella relativa all’accesso ai bandi.
Lavorare per uscire dall’isolamento infrastrutturale che pesa sul nostro Centro Italia e favorire politiche che scongiurino lo spopolamento delle aree interne e delle aree montane. Le nostre due regioni si poggiano su basi solide, costruite dai nostri avi, e hanno bisogno di politiche che sappiano rafforzarle, valorizzarle, prepararle alle sfide del futuro.
Un Osservatorio come questo può essere sicuramente uno strumento agile e utile per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi di politica economica.
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