Nell’iniziare una nuova giornata, come leone e gazzella africani, ciascun imprenditore, ciascun manager, ciascun responsabile di una realtà complessa come può essere oggi un’impresa, deve chiedersi cosa si può attendere e cosa può dare al futuro.
Il suo futuro è lo spazio stesso della giornata, quello di un ciclo produttivo, quello di un ciclo economico; il futuro è il tempo residuo di un finanziamento, il tempo necessario al rientro di un investimento, il tempo necessario a reperire risorse per lo sviluppo.
Il futuro è il tempo di realizzazione piuttosto che il tempo in cui diventa obsoleta una idea progetto in corso.
Nel tempo che è dato a ciascuno di noi, qualunque sia il ruolo che riveste, è un tempo di attesa ed un tempo di impegno. Non può esistere la sola attesa perchè sarebbe un aspettare interventi esterni senza costrutto. Non vi può essere solo attivismo perchè sarebbe solo manifestazione di azioni scomposte. Quanto ciascuno costruisce e contribuisce al proprio futuro dipende soprattutto da quanto ciascuno è disposto a mettersi in gioco. Quanto il futuro incide nel presente di ciascuno dipende da quanto si è pronti a mettersi in discussione e da quanto si ha capacità di cogliere i segnali che prefigurano il nuovo.
Il problema dunque si sposta su quale futuro da desiderare o da auspicare e quale in realtà ci aspetta. Profondamente radicato nel presente sarebbe da augurarci qualcosa che conosciamo e che siamo in condizione di padroneggiare con destrezza; le premesse attuali e qualche recente esperienza ci possono dare invece il senso di un tempo che verrà carico di cose nuove che non necessariamente sarà nelle mani di chi oggi detiene professionalità e manualità. la “cassetta degli attrezzi” torna ad essere la chiave per affrontare il nuovo e lo sconosciuto. Poi il rischio, la gioia che dà l’ignoto seguendo la lezione dell’Ulisse omerico, la capacità di anticipare ciò che domani diventerà un bene desiderato o posseduto da molti.
L’errore profondo da evitare resta lo star fermi a scrutare la sfera di cristallo nella speranza che altri trovino e ci regalino senza alcuno sforzo ciò che si è incapaci di vedere; il dramma che dovremmo saper sconfiggere è che l’accidia (vecchio vizio dimenticato ma tra i più pericolosi per chi imprende) ci prenda come nube che copre ogni incapacità ed opacità nel comportamento.
Carlo Catanossi – Gruppo Grifo Agroalimentare
(riproduzione riservata)
Intervista a Carlo Catanossi pubblicata nella nuova Edizione de L’Osservatorio delle Imprese 2023
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